
Se infatti il 71% dei mille intervistati (tra i 18 e i 64 anni) dichiara di aver acquistato almeno una volta prodotti arricchiti di vitamine (yogurt, biscotti, succhi di frutta), solo un italiano su quattro ritiene che l'aggiunta di vitamine sia un fattore positivo.
Gli italiani poi, secondo la ricerca, risultano ancora schiavi di alcuni luoghi comuni: per il 68% degli intervistati, i prodotti vitaminizzati sono piu' cari di quelli 'normali', mentre il 68% li ritiene utili solo per specifiche categorie di consumatori, come gli sportivi o le donne in gravidanza. Piu' della meta' delle risposte, inoltre, evidenzia una mancanza di fiducia verso questi prodotti, considerati elementi artificiali, poco naturali.
Cio' nonostante, la curiosita' del consumatore italiano nei confronti di questi aspetti della nutrizione rimane alto, se e' vero che il 60% degli intervistati e' interessato a conoscere i produttori di vitamine: il giudizio finale, dunque, resta in qualche modo sospeso.
Non solo, quando Eurisko indaga sul come fanno la spesa gli italiani, viene alla luce un dato interessante: cio' che conta, al momento di riempire il carrello, sono la freschezza del prodotto (42% delle preferenze) e la garanzia di sicurezza (23%) prima ancora del prezzo (13%). L'acquirente si affida principalmente alle grandi marche e all'industria alimentare, che il 63% degli intervistati percepisce come sinonimo di qualita', mentre e' ancora incerto (34%) sui cosiddetti 'prodotti arricchiti' - per esempio di vitamine - che pero' chiede di conoscere meglio. Ricevere maggiori informazioni sul settore dell'alimentazione, d'altronde, e' il desiderio dell'82% dei partecipanti al sondaggio.
Secondo gli italiani, delegate numero uno sia nella tutela degli standard di sicurezza, sia nell'informazione del consumatore, devono essere le istituzioni: otto intervistati su dieci delegano il compito al Governo e ai ministeri della Salute e dell'Agricoltura.
Se il rapporto tra italiani e vitamine e' ancora incerto, l'importanza di queste ultime e' sottolineata dai medici e nutrizionisti. ''Nelle nostre societa' si assiste sempre piu' spesso ad una subcarenza di vitamine - ha spiegato il presidente onorario dell'Associazione italiani di dietetica, Eugenio Del Toma. Cio' significa che magari non ci ammaliamo, ma patiamo stanchezza. E' come un motore al quale non si cambi l'olio: magari non grippa, ma di certo non funziona bene''. All'indice, per evitare il progressivo impoverimento delle scorte vitaminiche del corpo, sono le diete ipocaloriche e quel generico 'terrore dei grassi' che, riducendo l'apporto lipidico, non consente il corretto rifornimento di vitamine liposolubili (A,D,E,K).
Ma la giusta dose di vitamine non e' fondamentale solo nella nostra dieta, ma anche in quella degli animali che poi finiscono sulla nostra tavola. Se e' vero che la prima paura degli italiani, sempre secondo il sondaggio Eurisko, e' ''l'intenzionale manipolazione degli alimenti'' e ''l'uso di ormoni nell'allevamento'', e' anche vero che la conoscenza delle proprieta' delle vitamine nell'alimentazione di mucche e polli e' pressoche' sconosciuta. Gianfranco Piva, professore ordinario di alimentazione e nutrizione animale a Piacenza, e' chiaro su questo: ''Ai nostri animali si chiede che siano produttivi, che non si ammalino e che siano sicuri per l'uomo. Ma con i moderni sistemi di allevamento sarebbe impossibile garantire la giusta nutrizione senza apporto vitaminico esterno''.
Le mucche, ad esempio, necessitano di vitamine E per essere fertili tutto l'anno, anziche' solo in primavera grazie al foraggio verde. I polli, poi, devono assumere vitamina K per mantenersi in salute. Liberi in cortile fanno scorta di vitamine dalle feci degli altri animali, non cosi' in allevamento. La vitamina E, antiossidante, serve tanto alle mucche quanto all'uomo: alle prime garantisce buona salute, al secondo, che la carne macellata che compra si conservi meglio. (ANSA)
1 commento:
Voglio una premuta d'arancia.
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