mercoledì 29 ottobre 2008

COLIN FARRELL: SBIRRO CORROTTO DOPO ALEXANDER

"Il film Alexander di Oliver Stone mi ha rovinato, mi ha fatto male. Non é stato accolto bene dal pubblico, una cosa dura per me da digerire". A dire così oggi, al Festival internazionale del Film di Roma, l'attore irlandese Colin Farrell, uno dei protagonisti del police-drama americano 'Pride and Glory', film di Gavin O' Connor in concorso alla manifestazione. Per lui, che nel film interpreta Jimmy Egan, un poliziotto corrotto che se la deve vedere con il collega-cognato (Edward Norton), l'esperienza fallimentare di Alexander è una vera ossessione.

"Ho letto per mesi le critiche al film e ci ho messo un paio di anni per venirne fuori", ha detto. Ora sembra che proprio che con 'Pride and Glory. Il prezzo dell'onoré - distribuito nelle sale italiane dalla Eagle da venerdì in 260 copie - abbia ritrovato "quella sicurezza e quella curiosità fondamentali per fare bene il mio lavoro".

Nel film un tema già visto molte volte al cinema, quello della corruzione della polizia. Tutto inizia quando quattro agenti di New York restano uccisi in un agguato. Il Capo dei Detective di Manhattan, Francis Tierney Senior (Jon Voight), chiede così a suo figlio Ray Tierney (Edward Norton) di scendere in campo e condurre personalmente le indagini. Il poliziotto non accetterà l'incarico a cuor leggero specie quando scopre che le quattro vittime prestavano servizio al comando di suo fratello, Francis Tierney Jr. (Noah Emmerich), e al fianco di suo cognato Jimmy Egan (Colin Farrell).

Non solo. Andando avanti nelle indagini, Ray comincia anche a rendersi conto che i responsabili di quella strage e di una corruzione diffusa nel dipartimento potrebbero essere proprio suo fratello e suo cognato. Da qui per Ray, la più difficile delle scelte: mettere sotto accusa parte della sua famiglia o essere fedele al Dipartimento di Polizia. "Ho spesso fatto il poliziotto - ha spiegato Farrell -. Ed é paradossale perché in realtà odio le armi. Il personaggio che faccio in questo film non è poi troppo facile da accettare e ho dovuto trovargli delle giustificazioni prima di interpretarlo". La sua carriera spiega poi l'attore è iniziata solo per caso: "volevo fare il calciatore fino a quando avevo 15-16 anni - dice Farrell figlio di Eamon e nipote di Tommy, entrambi calciatori della squadra irlandese dei Shamrock Rovers - ma poi non è andata così. La mia famiglia poi non è che fosse molto colta, ma mi sono ritrovato a prendere la prima lezione recitazione e, per me, è cambiato tutto".

Farrell, che ha appena terminato le riprese del fantasy-drammatico 'Ondine' per la regia di Neil Jordan, non è affatto pentito di essersi trasferito ad Hollywood. "Oggi mi sembra del tutto naturale esserci andato dieci anni fa e devo dire non ho mai rimpianto quella decisione. Insomma non ho mai avuto l'idea di essermi venduto l'anima a Hollywood". Dal regista-sceneggiatore Gavin O'Connor figlio di un poliziotto di New York (il produttore del film Gregory è il fratello gemello del regista) invece solo la volontà di parlare di un mondo che conosce bene: "mio padre era un poliziotto particolare, bizzarro: suonava la chitarra anche durante il servizio, ma da lui sentivo raccontare anche storie di corruzione. E capivo anche di quella specie di sangue blu che faceva della polizia una casta di intoccabili".

Il film che ha delle scene molto forti di violenza da parte della polizia - la più cruda è quella che vede Farrell minacciare un neonato con un ferro da stiro - sembra non abbia avuto molta eco negli Usa dove il film è uscito venerdì scorso (attualmente è quinto al box office). "In genere il film è stato accolto bene anche da questo punto di vista - spiega il regista -, c'é solo un giornale di New York che sta cercando di montare il caso". Infine, una battuta di Farrell sul razzismo negli Usa anche in riferimento al progetto di attentato ad Obama:"credo che negli Usa il razzismo ci sia oggi molto meno di cinque anni fa. Ma è anche vero che il mondo è profondamente razzista. Anche in Irlanda si diceva non fosse una nazione razzista, ma solo perché c'erano pochi extracomunitari".
(ANSA)

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